Simona è una bella e giovane ragazza. Simona è intelligente e colta e quello che dice è estremamente interessante e non banale. Tuttavia Simona ha un carattere molto apprensivo. Quindi nelle sue conversazioni dopo un poco, soprattutto se incontra presone “nuove”, l’ansia prende il sopravvento e sente l’urgenza irrefrenabile di dimostrare tutto il suo valore e tutta la sua personalità, parlando sempre di più e non ascoltando più quello che dicono i suoi interlocutori. Questo crea disagio negli altri che non gradiscono più parlare con Simona.

Tutto ciò ha causato a Simona anche molti problemi sentimentali. Questa sua “ansia conversazionale” non le consente un normale e duraturo rapporto di coppia.

Si è poi resa conto di attrarre persone simili a lei e quindi quando parla con altri si accorge di essere in una sorta di “dialogo fra sordi”.

Giunta a questo punto Simona si rende conto di aver bisogno di un supporto esterno.

Si rivolge a me per un piccolo intervento di Coaching.

Quando la incontro per la prima volta è molto tesa e pensa che il suo problema la perseguiterà per tutta la vita.

La tranquillizzo. Le dico che la cosa può essere risolta facilmente e rapidamente. Simona mi guarda perplessa.

Le dico di fare quanto segue.

Deve andare al mare (era inverno, anche se le temperature non erano particolarmente rigide) togliersi le scarpe e le calze, camminare con i piedi nudi sulla sabbia e rievocare mentalmente lo stato d’animo in cui si trova quando conosce una persona “nuova”. Quando si trova nello stesso stato che prova nelle situazioni evocate deve immergere i piedi nell’acqua fredda del mare, molto rapidamente. Deve poi raccogliere nell’acqua una pietra ruvida ce possa essere contenuta nella sua mano. Con i piedi ancora immersi nell’acqua fredda deve fare esperienza con il tatto della “ruvidezza” della pietra.

Deve portare con sé questa pietra e tenerla sempre in tasca, ogni giorno.

Le spiego che la pietra potrà aiutarla quando, durante una conversazione, l’ansia le inibisce l’ascolto, semplicemente toccando la pietra, senza essere vista e cercando di valutarne la ruvidezza.

Simona torna da me dopo quattro settimane ringraziandomi.

La pietra l’aveva “magicamente” aiutata e per lei la conversazione con altre persone era diventata una cosa bellissima, una specie di danza: lei ascoltava quello che diceva l’altra persona e poi parlava e poi nuovamente ascoltava l’altra persona e così via.

Attualmente Simona ha moti nuovi amici ed è una ragazza molto corteggiata; ha gettato la pietra ruvida, non le serve più.

 

N.B. = Il caso indicato è vero ed è un caso in cui ho potuto efficacemente aiutare una persona che ha poi risolto definitivamente il problema, tuttavia, per motivi di riservatezza, luoghi e nomi sono stati modificati in modo da non essere identificabile la persona.