L’uomo contemporaneo sembra estremamente concentrato sull’intelletto. Il pensiero è l’attività più “nobile” che un uomo possa svolgere. L’intelligenza umana, si ritiene, risieda esclusivamente nel pensiero logico-formale. Parlare di intelligenza del corpo sembra quasi una “bestemmia”. Eppure, se riflettiamo un attimo, possiamo capire che il corpo è estremamente “intelligente”. Pensiamo solo alla immensa capacità di elaborazione di informazioni che occorre per coordinare tutte le membra per mantenersi in equilibrio e camminare. Eppure noi stiamo in piedi e camminiamo in modo del tutto naturale e senza pensarci su. Se riflettiamo sull’enorme complessità di tutte le nostre funzioni corporee involontarie, capiamo che una certa “intelligenza” il nostro corpo la deve pur avere. Il corpo, inoltre, è così “intelligente” da auto-regolarsi per conservarsi integro e in funzione per lunghissimo tempo. Ma noi siamo così abituati ad ascoltare quello che ci dice la mente e così poco abituati ad ascoltare il corpo. La maggior parte di noi semplicemente ignora il corpo, fino a quando siamo giovani e in salute. Ci accorgiamo che il corpo esiste solo quando perdiamo la salute o quando il dolore diventa, purtroppo cronico. Ma quando ciò succede spesso è troppo tardi per poter recuperare la salute e quindi il corpo diventa “strumento” di sofferenza, sia fisica che psichica. Fortunatamente in tempi recenti sono nati molti studi che mettono in evidenza il rapporto mente-corpo e ne sottolineano l’enorme importanza per la vita umana e per la conservazione della salute. Ad esempio sono noti anche al grande pubblico gli studi che dimostrano l’influenza che può avere la psiche sul sistema immunitario e sulle malattie dello stesso. Tuttavia anche la conoscenza del rapporto mente-corpo è una conoscenza intellettuale, che spesso non si traduce in una prassi quotidiana. Pensiamo a cosa succede, ad esempio, se abbiamo acidità allo stomaco: prendiamo una medicina che ci permette di non avere più questo sintomo. Non pensiamo, neppure per un attimo, che il nostro stomaco ci dice, in questo modo, che forse la nostra alimentazione, in questo momento, non è adatta al mantenimento della nostra salute, oppure che siamo stressati in modo cronico e che dobbiamo cambiare qualcosa nella nostra vita. La vita nella moderna società ci porta sempre di più a fare “violenza” sul nostro corpo abusandone continuamente: cattive abitudini alimentari (alimentazione eccessiva, alimentazione insufficiente, eccessivo consumo di zuccheri complessi e di grassi), cattive abitudini di vita (fumo, abuso di medicine, di alcolici, di droghe) e così via. Eppure il nostro corpo ci avverte, per anni, con una grande varietà di segnali che lo stiamo danneggiando e fino a che può “compensa” tutto quello che gli facciamo e solo dopo molti anni di “cattive” abitudini “esausto” si ammala. E’ vero che la vita umana si allunga sempre di più grazie ai continui progressi della moderna medicina e che molte malattie, che solo fino a pochi anni or sono erano fatali, oggi sono curabili, ma quello che conta non è solo gli anni che viviamo, ma anche e soprattutto la qualità della vita che riusciamo ad avere.

Tuttavia l’approccio pionieristico inaugurato dal 1979 da Jon Kabat-Zimm, con quella che lui chiama una “nuova medicina” ovvero “medicina comportamentale” mi sembra particolarmente proficuo per quanto riguarda l’ascolto del corpo. Nelle sue numerose pubblicazioni egli ci indica delle precise tecniche, di facile applicazione, per allenare la nostra mente ad un ascolto sempre più intenso del corpo. Non quindi una conoscenza intellettuale del rapporto mente-corpo, ma un invito a fare esperienza diretta di questo rapporto.

Tratteremo di queste tecniche in un prossimo articolo.

Per ora ci basterà sapere che recuperare un più stretto rapporto tra la mente e il corpo può promuovere la nostra salute e il nostro equilibrio mentale.