Marco aveva sempre sognato di fare l’imprenditore nel settore informatico. Già quando era molto giovane era un programmatore di talento. Tuttavia aveva sempre lavorato per altri. Il suo sogno, però, era quello di avere una impresa tutta sua, ma non aveva mai avuto le capacità o il “coraggio” di “mettersi in proprio”. Aveva quindi risparmiato per anni e progettato nei minimi particolari la sua “futura” azienda. Finalmente, dopo molto tempo e dopo molti ripensamenti, anche se con mille dubbi, aveva iniziato la sua avventura imprenditoriale. I primi anni erano stati difficili: le difficoltà erano tante e la sua impresa faceva progressi solo molto lentamente. Marco aveva dovuto far ricorso ai risparmi per “tenere” aperta l’azienda. Tuttavia la sua fede in questa attività era incrollabile ed egli lavorava tantissimo per farla funzionare. Dopo quattro anni le cose cominciarono a “girare” nel verso giusto. L’azienda di Marco non solo aveva raggiunto il punto pareggio, ma cominciava a guadagnare ed in modo considerevole: i clienti erano soddisfatti e i dipendenti molto motivati. Poteva a questo punto godersi il suo meritato successo e pensare al futuro. Proprio in questo momento, però, Marco cominciava a temere che le cose sarebbero andate presto male. Non vi erano motivi oggettivi per “giustificare” questa sua paura. Quando egli esaminava concretamente i dati e le prospettive del suo “business”, razionalmente, capiva che le cose sarebbero andate bene, ma dentro di lui c’era qualcosa che gli diceva che presto sarebbe “crollato” tutto. A questo punto Marco si rivolse a me, perché il mio nome gli era stato indicato da una nostra conoscenza comune. Marco sapeva che avevo aiutato, con successo, alcune persone nel loro inizio di carriera manageriale. Ci incontrammo e facemmo una chiacchierata estremamente informale e mi chiese se potevo aiutarlo. Gli dissi che non ero né uno psicologo, né uno psicoterapeuta e che semplicemente lo avrei aiutato a trovare in se stesso le risorse che gli occorrevano. Sarei stato solo un compagno di viaggio “nell’avventura” della scoperta delle infinite risorse inutilizzate, che ogni essere umano possiede, ma che spesso non usa, per vari motivi.

Dopo diversi colloqui scoprimmo qualcosa di molto interessante. Marco proveniva da una famiglia molto modesta: Il padre postino la madre casalinga. Nella loro vita i genitori di Marco avevano faticato molto per garantire un minimo di stabilità economica alla famiglia e non avevano mai “navigato nell’oro”. Nessuno dei familiari o dei conoscenti di Marco aveva mai fatto, o semplicemente pensato, di poter fare l’imprenditore. La sua infanzie ed adolescenza trascorsa in questo ambiente economicamente modesto era stata la molla “inconscia” per dargli la forza di migliorarsi sempre e di affrontare con coraggio le difficoltà della vita. Tuttavia, altrettanto in modo non consapevole, egli considerava il mondo imprenditoriale come un mondo a lui “alieno”, non suo, a cui egli non apparteneva. Semplicemente lo ho aiutato a mettere in crisi questa sua convinzione, fino a che non è riuscito, per così dire, a “metterla in cantina” superandola.

Oggi Marco continua a dirigere la sua impresa informatica. Ha conservato la capacità di affrontare con coraggio e determinazione le difficoltà, ma è perfettamente in grado di godersi il successo.

N.B. = Il caso indicato è vero ed è un caso in cui ho potuto efficacemente aiutare una persona che ha poi risolto definitivamente il problema, tuttavia, per motivi di riservatezza, luoghi e nomi sono stati modificati in modo da non essere identificabile la persona.